mk
PARETE NORD

coreografia Michele Di Stefano
musica Lorenzo Bianchi Hoesch
con Philippe Barbut, Biagio Caravano, Francesco Saverio Cavaliere, Sebastiano Geronimo, Luciano Ariel Lanza, Laura Scarpini, Francesca Ugolini
disegno luci e direzione tecnica Giulia Broggi
Firefly, 2018, courtesy First Rose
abiti Matteo Thiela
direttore di scena Davide Clementi
organizzazione Carlotta Garlanda
produzione mk/klm 2018
in coproduzione con Torinodanza festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale nell’ambito del progetto “Corpo Links Cluster”, sostenuto dal Programma di Cooperazione PC INTERREG V A – Italia-Francia (ALCOTRA 2014-2020)
con il sostegno del MIBACT
in collaborazione con Comune di Bardonecchia
ringraziamenti Alberto Re e Alessandra Sini

premiere 12-13 ottobre 2018, nell’ambito di Torinodanza Fonderie Teatrali Limone Moncalieri Torino

I & II
durata 45'

La montagna è imprendibile perché assoluta e sempre pronta a franare, dunque irresistibile per il corpo del danzatore così come per quello dello scalatore, votati ad affrontare un costante allenamento al vuoto attraverso l’intelligenza motoria del fare, che parte sempre da un attacco: della parete o della coreografia. Entrambi si muovono nella vastità del paesaggio e corrono dei rischi per procedere ad una trasformazione cruciale, diventano cioè il paesaggio stesso assorbendone tutte le informazioni e restituendole in forma di spostamento continuo. Affrontare una danza come una concatenazione di movimenti vuol dire qui utilizzarla per esplorare l’esterno, mitologia dell’inaccessibile inclusa, e per provare a perdere la figura in questo esterno. Dissolversi nel mondo infine; quel che si vede dalla cima è incidentale.
Con la capacità di astrazione che contraddistingue il suo lavoro, sempre sospeso tra mondo fisico e realtà immaginate, Di Stefano raccoglie questi sentimenti per riportarli in forma di coreografia pura. Lo spettacolo ha la forma di un dittico: ad una prima parte costruita sul dinamismo incessante e serrato dei performer si succede una scena di paesaggio, che crea il plastico in movimento di una veduta alpina mossa da eventi misteriosi e ispirata dalla “disubbidienza geografica” che ogni territorio montano porta con sé.
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